19. Mostra Internazionale di Architettura
Il tempo futuro è il progetto e il pensiero di Carlo Ratti. La sua speciale visione travalica la contemporaneità – che è tempo di dismissione – per fare dell’architettura, riparo dell’uomo dalla notte dei tempi, capacità di abitare il mondo.
Nell’agone dialettico delle varie discipline, costellato da algoritmi che interpella al modo di novelli oracoli, Ratti decifra ciò che siamo e che saremo – come individui e società – nel flusso digitale che ci destina nel domani, il tempo di tutti noi Gens dotati di Intelligenza.
Nel costruire la sua Mostra egli chiama in causa le comunità pensanti di filosofi, architetti, ingegneri, naturalisti, sociologi, scienziati per proporre intorno a un preciso paradigma – Intelli/Gens - la pluralità delle proposte ed eventuali soluzioni. Proprio la rete, intesa come connessione, intreccio, ramificazione è il labirinto su cui Ratti conduce la sua indagine. La rete è di fatto il comune denominatore di intelligenza, rapporti umani, urbanità. Che si tratti di sinapsi neuronali, di network sociali, di internet, è la forma a rizoma che assicura la centralità di ogni periferia, l’interscambio dei nodi, i diversi punti di vista. Ed è la visione ma, ancora meglio – la pre-visione – che, per dirla coi poeti, ci consente di attraversare “la notte del mondo”. E la pre-visione a questo serve. Ad attrezzarsi e intervenire. Quindi a creare il futuro.
Nel titolo Intelli/Gens convergono significato e segno.
Se l’intelligenza è alla base del processo evolutivo dell’individuo, nel senso più nobile del suo essere civis (sostantivo di terza declinazione, quindi sia maschile che femminile), l’architettura è lo spazio in cui essa può dispiegarsi, in una negoziazione costante con il territorio.
Enunciando funzioni, disegnando simbologie, favorendo relazioni, l’intelligenza costruisce architetture in termini etici, estetici e soprattutto ecologici. Non per nulla, restando in vena di ètimo, oikos in greco significa casa ma anche ambiente. Ragion per cui nel suo testo di intenti lo stesso Ratti si chiede: “Saremo in grado di progettare edifici intelligenti come alberi?”.
Questa domanda è la felice eresia dell’architetto a capo del Senseable City Lab del MIT di Boston, indice di un percorso in cui circuiti e silicio non sono che un mezzo per ritornare all’origine. Forse con più consapevolezza.
È l’autobiografia di Venezia questa di Ratti, l’Hydropolis che nessuna utopia ha mai osato immaginare ma che l’ingegno di un popolo ha saputo creare – nel corso della sua stessa storia – poetando con la natura in forza di architetture.
La città delle acque è pertanto il modello locale da leggere in scala globale. Laboratorio di complessità per eccellenza in cui trovare soluzioni utili per il mondo intero. Esempio sommo di Intelli/Gens dove la dualità natura vs artificio è superata dalla fusione tra civiltà e ambiente.
Un organismo in divenire, dunque, equilibrio mirabile di storia umana e naturale, in cui pare di scorgere la città rifugio auspicata dal Pontefice regnante, Papa Francesco, nella sua storica visita alla Biennale di Venezia, salutata come “luogo di incontri e scambi culturali”.
E da Venezia il viatico arriva finanche allo Spazio, per tramite dell’intelligenza naturale, artificiale e collettiva. Un itinerario in forma di dettato per il 2025. In cui, a suggello di ogni sezione c’è scientemente un punto interrogativo, segno di interpunzione delle possibilità e cioè dimora del futuro.
Le risposte a queste domande porranno le fondamenta della 19. Mostra Internazionale di Architettura.