La Biennale di Venezia, che nel 1895 inizia la sua attività espositiva, nel 1928 avverte la necessità di costituire un vero e proprio archivio d'arte contemporanea, annesso all’Esposizione Internazionale. A esserne promotore è lo scultore Antonio Maraini, allora segretario generale, il quale, succeduto nell’ottobre del 1927 alla gestione di Fradeletto e Pica, si adopera per ottenere dei locali in San Marco, all’interno di Palazzo Ducale. In questo modo, la corrispondenza e il materiale documentario inizialmente accatastati in un magazzino al primo piano di Palazzo Loredan vengono trasferiti in una saletta al piano terra di Palazzo Ducale, andando a costituire il primo nucleo della futura Biblioteca dell’ASAC.
L’8 novembre del 1928 viene inaugurato l’Istituto Storico d’Arte Contemporanea, con la direzione affidata a Domenico Varagnolo, poeta e commediografo dialettale.
Sotto la direzione di Domenico Varagnolo (1928-1949) viene impostato il metodo di recupero e conservazione dei materiali, inizialmente raccogliendo libri e cataloghi provenienti dall'Italia e dall'estero e contattando artisti per avere documentazione e materiale fotografico sulla loro attività. Vengono così raccolti sia ritagli stampa su avvenimenti artistici che documentazione ancora giacente nel palazzo municipale, importante anche per le lettere e gli autografi illustri. I fotografi che da anni lavoravano per la Biennale cominciano a offrire i negativi di tutte le riproduzioni di opere d'arte da loro eseguite: in questo modo viene a costituirsi il primo nucleo della Fototeca.
Nel 1930, quando la Biennale è trasformata in Ente autonomo, a seguito del R.D.L. 13 gennaio 1930, n. 33, allarga la sua sede ad altre sale attigue di Palazzo Ducale e l'Istituto Storico di Arte Contemporanea assume il nome di Archivio Storico d'Arte Contemporanea. Intanto, sempre sotto la direzione di Varagnolo, avviati i meccanismi di incremento del patrimonio dell’Archivio, l'opera di raccolta delle collezioni viene ulteriormente potenziata e vengono stretti rapporti con le maggiori case editrici e librerie nazionali oltre che estere.
Nel 1934 l’Archivio inaugura anche la propria attività editoriale, con la pubblicazione di un periodico: "L’arte nelle mostre italiane", edito fino al 1941 quando la guerra ne causò la sospensione.
Scomparso Domenico Varagnolo nel 1949, la direzione dell'Archivio fu assunta dal 1950 fino al 1972 da Umbro Apollonio, docente di storia dell’arte contemporanea presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Padova. In questo periodo vengono sviluppate in modo particolare la biblioteca e l’emeroteca nell’ambito delle arti visive.
È del 1950 la pubblicazione del Bollettino dell’Archivio storico d’arte contemporanea, inserito come rubrica autonoma nella nuova rivista "La Biennale di Venezia", pubblicata fino al 1972, in collaborazione con l’Ufficio Stampa dell’Ente.
Nel 1973 a Umbro Apollonio succede Wladimiro Dorigo, conservatore fino al febbraio 1983. Nello stesso anno si assiste alla riforma della Biennale, secondo la legge di ordinamento 26 luglio 1973 n. 438 che decide anche della nuova denominazione dell’Archivio: Archivio Storico delle Arti Contemporanee. Con Dorigo si assiste a una nuova e importante fase di rinascita dell’istituzione: novità di ruolo e di sede, iniziative di vario genere frequenti e qualificate, possibilità di accesso a documenti di disparata natura, informatizzazione dei cataloghi dei fondi, autorevolezza delle personalità invitate ai seminari e a scrivere per la nuova rivista (l’Annuario dell’anno in corso, con gli Eventi dell’anno precedente), ciclopico strumento di documentazione di tutte le attività.
Fanno parte dell’Archivio, che dapprima si trova ancora a Ca’ Giustinian, la Biblioteca, la Collezione periodici, la Fototeca, la Cineteca, la Mediateca, l’Archivio storico, la Raccolta documentaria e il Fondo artistico. Si tratta in quegli anni del più ricco fondo librario e documentario per lo studio delle arti contemporanee esistente in Italia.
Ma la situazione di questo patrimonio, ingente e unico, risultava gravemente deficitaria sotto il profilo della sicurezza e fruibilità nella sede di Ca’ Giustinian e nei diversi magazzini ed edifici sparsi per la città che l’avevano ospitato fino al 1975. Diventava quindi improrogabile reperire una sistemazione unificata e definitiva, coerentemente con il nuovo e centrale ruolo dell’Archivio determinato dalla riforma del 1973, sistemazione che viene individuata in Ca’ Corner della Regina. Qui vengono trasferiti, il 1° settembre 1975, gli uffici, il personale e le consistenze dell’ASAC, mentre ancora erano in corso i lavori di adattamento e sistemazione della nuova sede che viene ufficialmente inaugurata il 17 luglio del 1976. Nella nuova sistemazione gran parte dei materiali dell’Archivio è resa progressivamente fruibile al pubblico.
Sempre nello stesso anno viene avviata una prima fase di accesso automatizzato a buona parte del patrimonio librario con l’inserimento di alcune migliaia di titoli in database elettronici. Dopo pochi anni però il progetto che prevedeva l’implementazione dei database si arena per le difficoltà economiche e gestionali in cui versa l’Archivio. Nel 1983 le stesse difficoltà spingono il direttore Wladimiro Dorigo a dare le dimissioni.
Dal 1983 si assiste a un progressivo degrado del servizio e della struttura.
L’Archivio, nel decennio che va dal 1983 al 1992, viene diretto solo formalmente dai diversi Segretari Generali che si susseguono interinalmente; solo nel biennio 1986-87, per un breve periodo, è conservatore Luigi Scarpa, storico dirigente della Biennale.
Dagli anni '90 viene avviata la catalogazione informatizzata della Biblioteca (libri e periodici), e della Mediateca (CD), sulla base degli standard stabiliti dal Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN) che fa capo all'Istituto Centrale per il Catalogo Unico (ICCU) di Roma, in collaborazione con la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia. Nel 1993 l’Archivio è diretto da Gabriella Cecchini.
Dal 1997 l’Archivio viene chiuso al pubblico.
Nel 1998 la Biennale, con la nuova legge, 29 gennaio 1998, n.19, diviene Società di Cultura e l’Archivio, denominato A.S.A.C., viene riconosciuto come settore permanente di ricerca e produzione culturale, in aggiunta agli altri sei settori finalizzati allo sviluppo dell’attività di ricerca nel campo dell’architettura, delle arti visive, del cinema, della danza, della musica e del teatro. Come per tutti i settori della Biennale, nello stesso anno, anche per l’A.S.A.C. viene istituita la figura del direttore di settore, ruolo che svolgeranno Gianfranco Pontel (1998-2002) e Giuliano da Empoli (2002-2004).
Durante gli anni della prima presidenza di Paolo Baratta (1998-2001) si propone per l’Archivio un progetto di ristrutturazione oltre che di riorganizzazione e di informatizzazione.
Nonostante l’A.S.A.C. attraversi una situazione di incertezza, nel 2003, in occasione della 50. Biennale d’Arte, ottiene uno spazio eventi all’Arsenale in cui vengono organizzate due iniziative importanti: Tipping Point e 99 - Tutte le idee meno una.
Sempre nel 2003, mentre gli uffici e il personale dell’Archivio vengono trasferiti in un edificio all’interno del VEGA, il Parco Scientifico Tecnologico di Marghera, il patrimonio e le collezioni vengono lasciate a Ca’ Corner della Regina, la vecchia sede ormai in restauro e non più agibile.
Dal 1° settembre 2004, dopo la trasformazione della Biennale in Fondazione, il presidente Davide Croff chiama Giorgio Busetto alla direzione dell’Archivio di cui viene intrapreso il riordino. Viene quindi avviata l’implementazione e la riorganizzazione delle eterogenee collezioni dell’Archivio, oltre che predisposta la dotazione di nuovi strumenti di consultazione in vista di una riapertura al pubblico. Inventariazione, catalogazione, digitalizzazione, pubblicazioni di cataloghi e studi, e sopratto la progressiva informatizzazione mediante creazione di nuove basi di dati danno nuovo impulso alla vita dell’Archivio. Viene ripristinata la climatizzazione della Fototeca, rimasta a Ca’ Corner della Regina, e viene avviata la realizzazione a VEGA-Cygnus di un deposito modernamente attrezzato con laboratori di digitalizzazione e catalogazione.
Nel settembre del 2006, in occasione della 63. Mostra internazionale d’Arte Cinematografica, l’ASAC presenta al pubblico il nuovo sistema informativo multimediale Asac dati; viene quindi testato il database per la gestione di tutti fondi dell’Archivio, realizzato, a cominciare dal settembre del 2005, in collaborazione con 3Deverywhere, una spin-off del Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell'Università di Padova, promossa nel 2004 da Guido Cortellazzo.
Dal maggio 2007 gli uffici e il personale dell’Archivio si spostano dall’edificio interno al Vega in cui erano temporaneamente ubicati e trovano una più stabile sistemazione nella sede del Cygnus, sempre interno al Parco Scientifico Tecnologico di Marghera. In questa nuova sede comincia a essere trasferita anche una consistente parte del patrimonio documentario conservato nella vecchia sede di Ca’ Corner della Regina.
A partire dal giugno 2008 è avviata la consultazione al pubblico nella sede del VEGA per le diverse collezioni e i fondi, e la consultazione al pubblico nella nuova sede della Biblioteca ai Giardini.
Nel giugno 2009 viene inaugurata, a Ca’ Giustinian, la mostra Macchina di visione. Futuristi in Biennale, con l'esposizione di lettere, prefazioni ai cataloghi, manifesti, fotografie, filmati, nastri audio, frutto di una ricerca dei materiali svolta presso l’Asac. Si tratta della prima di una serie di mostre, allestite nel Portego di Ca’ Giustinian, interamente realizzate tramite l'utilizzo e la valorizzazione dei fondi archivistici dell'Asac; ad oggi (luglio 2017) ne sono state realizzate una dozzina, l'ultima (Biennale Arte Duemila e Uno, inaugurata nel giugno 2016) è una riproposta del percorso espositivo della 49. Esposizione Internazionale d’Arte - Platea dell’Umanità curata da Harald Szeemann.
L'attività scientifica si consolida con l'organizzazione di quattro convegni internazionali denominati Archivi e Mostre (2012-2015), che vedono nella pratica archivistica un tema permanente per la Biennale, particolarmente importante proprio sul versante contemporaneo: il rapporto tra archivi e mostre si evolve nella riflessione dall’essere tema estemporaneo fino a diventare uno dei temi di fondo di un'organizzazione come la Biennale.
Dal 2009 è responsabile organizzativo dell’Archivio storico delle Arti contemporanee l’avv. Debora Rossi che prosegue nelle attività di implementazione e valorizzazione del materiale conservato.
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