Marco Ospina è stato pittore, scrittore e grafico; ha diretto la Escuela de Bellas Artes nel 1948 e ha insegnato per quarant’anni alla Facultad de Artes dell’Universidad Nacional della Colombia. Negli anni Quaranta, man mano che si affievolisce l’influenza di uno stile figurativo indigenista, molti pittori colombiani iniziano a cimentarsi con un linguaggio pittorico più astratto. Di conseguenza, nell’opera di Ospina si evidenzia una riduzione di linee e forme a favore di strutture più elementari. Eppure l’artista – che dipinge spesso paesaggi – continua a fare riferimento alla natura e agli oggetti tangibili, e solo negli anni Cinquanta tronca definitivamente la relazione fra il proprio lavoro e il mondo esterno, rivolgendo l’attenzione soprattutto alla forma. Si presume che Abstracto (s.d.) sia caratteristico della produzione in quel periodo. Nel quadro, le forme arrotondate e organiche e le tonalità di viola, azzurro, verde e color crema sono interrotte bruscamente e in modo netto da una linea, che delimita così tre sezioni distinte. La prospettiva è molto meno profonda rispetto ai lavori precedenti, diventando bidimensionale: una caratteristica fondamentale dell’astrazione.
L’opera di Marco Ospina è esposta per la prima volta alla Biennale Arte.
—Diego Chocano