Cresciuto nel pieno del movimento artistico māori contemporaneo, la pratica artistica di Brett Graham ha esteso e consolidato la posizione di uno specifico linguaggio visivo māori, ampliandone le connessioni con le questioni indigene globali. La scultura Wastelands (2024) colloca un pātaka (magazzino) intagliato su ruote, evocando le nozioni di mobilità, transitorietà e separazione dalla patria. Struttura architettonica rialzata su pali, il pātaka era tradizionalmente usato dai Māori come deposito di cibo e beni, spesso con intagli particolarmente ricercati sull’architrave, indicativi della ricchezza e del prestigio della comunità iwi. Invece di utilizzare i tradizionali motivi intagliati, Graham ricopre i suoi pātaka di anguille, in riferimento alla fonte di cibo e in segno di riverenza verso il mondo naturale del suo popolo Tainui. Nel 1858, come parte del progetto coloniale, il governo neozelandese aveva approvato il Waste Lands Act, che trasformava la definizione di grandi terre paludose – una ricca risorsa per i Māori – in “waste”, “rifiuti”, appunto. La legge rivendicava queste vaste paludi come terre non occupabili, ridefinendole come territori di zone umide da prosciugare e destinare all’agricoltura. La presentazione di questo magazzino da parte di Graham ricorda che per i Māori queste riserve di anguille erano preziose quanto miniere d’oro.
L’opera di Brett Graham è esposta per la prima volta alla Biennale Arte.
—Natasha Conland