I disegni, i tessuti e gli scritti di Madge Gill sono stati via via accolti come comunicazioni medianiche provenienti da un altro mondo, capolavori visionari e opere influenzate dai suoi problemi mentali. I suoi disegni sono popolati da enigmatici volti femminili, scale vertiginose e piani a scacchiera che sembrano proliferare all’infinito in una fitta rete di segni ripetitivi. Nelle sue immense dimensioni, Crucifixion of the Soul (1936) è una reiterazione dello stile caratteristico dell’artista, sebbene si discosti dall’abituale tavolozza monocromatica. La composizione – che per la fulgida complessità e il processo frammentario di realizzazione ricorda una vetrata in frantumi – si è sviluppata via via che il tessuto di calicò veniva srotolato in sezioni, per dispiegarsi poi nell’insieme finale. Si ipotizza che i volti che punteggiano l’opera siano autoritratti, immagini dello spirito guida di Gill o espressioni sublimate di isolamento, sospese in paesaggi instabili.
L’opera di Madge Gill è esposta per la prima volta alla Biennale Arte.
—Sybilla Griffin