Nedda Guidi è stata in attrito con il mondo dell’arte contemporanea come lesbica, femminista impegnata ed educatrice che scelse di lavorare con la ceramica, da molti considerata una tecnica minore. Smaltato in blu Sèvres, Modulare I (1968) cattura una negoziazione tra volumi geometrici e forme corporee. Pur essendo composta da quattro blocchi identici, l’opera ha l’altezza di una persona e le sue sezioni di colore rosso rubino antropomorfizzano la scultura e le conferiscono un genere. Per contro, Otto B “Naturale-Artificiale” (1974) esemplifica il suo impiego della modularità. Con precisione millimetrica, Guidi fonde elementi composti da impasti diversi, ciascuno dei quali richiede tempi e temperature di cottura specifici, che si uniscono in molteplici formazioni. Rivelando una padronanza alchemica dei processi di colorazione naturale dell’argilla, De-posizione (o De-positione) (1977) è costituita da una sequenza di elementi rettangolari nei toni del blu. L’opera ingloba due indicatori del potere patriarcale: il cattolicesimo, con il riferimento alla Deposizione di Cristo, e il linguaggio, traducendo lo spazio che l’artista ha posto tra le lettere del titolo nella struttura dell’opera. De-posizione (o De-positione) è stata esposta per la prima volta nel 1977 negli spazi della Cooperativa Beato Angelico, il pionieristico collettivo di artiste femministe co-fondato da Guidi l’anno precedente.
L’opera di Nedda Guidi è esposta per la prima volta alla Biennale Arte: al Padiglione Centrale e a Forte Marghera.
—Sofia Gotti