Il film si basa su un lavoro di indagine, durato un anno, sul caso Spiniak: una rete di prostituzione minorile e di pedofilia diretta da un potente uomo d’affari cileno. È stato un caso tra i più turbolenti e contorti per la storia giuridica, politica e giornalistica del Cile negli ultimi quindici anni. Studiando i particolari del caso, attraverso una approfondita investigazione delle diverse fonti (articoli giornalistici, rapporti polizieschi, verbali del tribunale e interviste), in questa storia drammatica c’è un personaggio che mi ha affascinato più di tutti: Gema Bueno, ‘la testimone chiave’, ‘la minorenne’, ‘Gema Malo’. Una ragazza di vent’anni che spaccò l’opinione pubblica, tenendo in sospeso la nazione per nove mesi. Finì in carcere, ma la società ne uscì divisa. La storia si ispira a quegli eventi, ma l’ho trasformata in un melodramma con al centro l’importante ruolo dei media nel ritrarre la tragedia delle vittime, degli omicidi e dell’abuso di minorenni da parte di uomini potenti. Nulla in questo caso è ciò che sembra. Il film è un’opera di finzione che estrae dal caso elementi reali e diventa una storia a sé, che potrebbe essere avvenuta altrove. Blanquita è un’inchiesta sulla verità, l’inganno, l’etica e l’interpretazione della verità. Parla soprattutto della doppia vita di una ragazza o, piuttosto, di una ragazza che viene spinta ai limiti dall’assenza di opportunità e dalla delusione nei confronti delle istituzioni che avevano promesso di proteggerla. La ragazza cerca di vendicarsi di quella classe, testimoniando contro i potenti. Intendevo presentare, senza giudicare, un personaggio che affronta lo scetticismo di alcuni e la cieca devozione di altri. Una storia che parla di qualcuno che dice la verità o forse adatta le proprie emozioni per sopravvivere, per piacere, per amore, mossa dalla necessità o dal narcisismo.