A partire dalle parole del regista stesso, Panico ricostruisce l’intera vita di Dario Argento: dalla nascita in una famiglia già legata allo spettacolo, passando in rassegna i suoi grandi film, fino alle celebrazioni in tutto il mondo degli ultimi anni. La narrazione consiste nella vita di Argento raccontata da lui stesso: interviste ai suoi collaboratori, a persone della cerchia famigliare ad amici, a studiosi italiani e internazionali, a guest star di fama mondiale; spezzoni dei suoi film; materiale d’archivio dei suoi set, sia video che fotografico.
Tuttavia, il film intende anche soffermarsi sul regista mettendo in scena alcune caratteristiche tematiche del suo mondo creativo: l’isolamento, lo sdoppiamento e il panico. L’isolamento è rappresentato dalla prima tappa narrativa del film, che vede Argento soggiornare in un hotel per terminare la stesura del suo nuovo film. Questo espediente è quindi coerente con il metodo creativo del regista stesso, che spesso aveva bisogno di isolarsi, di estraniarsi dalla realtà quotidiana per immergersi nella propria sfera interiore. Il tema dello sdoppiamento è una delle peculiarità di molti eroi, e psicopatici, dei film di Argento. E Argento stesso parla di sé come se fosse spaccato in due, come se ci fossero due Dario Argento: quello che crea incubi e quello privato, comune, ordinario. Infine, il panico: Argento ha affermato, all’epoca della realizzazione di Suspiria, che spaventare il pubblico è una vocazione, qualcosa di insito in lui, nella sua anima, nei suoi sogni. Ma ha anche detto che non persegue il semplice terrore, un obiettivo da principianti, ma persegue il panico. Che sarebbe il delirio. Ma il panico oggi è ancora ciò che Argento inseguiva un tempo? Cosa sta cercando Dario Argento oggi, a ottantatré anni?