L’esperienza Rencontres mette gli utenti – gli spettatori immersi in quest’opera interattiva – alle prese con situazioni inestricabili che già conoscono ma che saranno in grado di spingere ai limiti per trovare, quando meno se lo aspettano, la via verso una soluzione. In Rencontres n° 1 The Crowd, si trovano di fronte a individui che rifiutano ogni forma di comunicazione, a favore di un mortificante “entre-soi”. In Rencontres n° 2 The Birds, hanno a che fare con pollame il cui unico pensiero è continuare a mangiare mangime nocivo (generato dagli utenti stessi). In Rencontres n° 3 Colossus, sono giganti le cui azioni provocano la proliferazione degli aerei fino al punto di saturazione. Ogni episodio è scandito dalla pioggia, da qualche goccia nell’introduzione, a un temporale in piena regola, che lascia il posto a una nebbia umida prima dell’Epilogo. La mia intenzione in questo progetto è di costruire una rapida e potente solastalgia attorno allo spettacolo del disastro e della desolazione già presenti e ancora da venire. Su questo, nell’Epilogo, ho cercato, con un forte contrasto, di creare un momento privilegiato di dialogo asincrono tra gli spettatori. I partecipanti possono registrare, nei panni di un personaggio di Rencontres, una specie di haiku con le proprie parole, la propria voce e i propri movimenti impressi nel mondo 3D dell’esperienza. Questi haiku sono registrati, selezionati dal nostro team e riprodotti in modo asincrono. Costituiscono un tesoro che si accresce ogni volta che uno spettatore entra nel mondo di Rencontres. Si può pensare a questo progetto come occasione per fare un regalo, un regalo da parte di qualsiasi categoria di persone, di tutte le età, mestieri, credenze, razze o generi. Credo che i vicoli ciechi per noi, per il nostro pianeta, derivino dall’impossibilità di reale ascolto e condivisione e scambio di opinioni. Ciò genera un risentimento enorme. Rencontres nasce dalla riscoperta di un’idea semplice – alcuni direbbero ingenua – quella dell’azione collettiva, congiunta e concertata, derivante dal dialogo e, prima di tutto, dall’azione di ascoltare. I disastri climatici sono quelli del non-ascolto, spinto fino alla caricatura, che non prova neanche più vergogna, che non finge più di avere alcun interesse per i destini dell’umanità. Questo progetto è un invito a connettersi con gli altri e, in ultima analisi, con noi stessi.