Il lavoro e gli artisti del nostro secondo anno sono per molti versi non riconducibili a categorie precise; sfuggono alla singola definizione in quanto trascendono il genere e il mezzo espressivo con cui lavorano. La collaborazione profonda è la chiave della loro attività nella misura in cui gli spazi tra le forme d’arte convergono, si fondono e si trasformano, prendendo una nuova e sorprendente direzione. Il loro essere senza confini apre nuovi canali di creazione artistica e presenta al pubblico sfide inedite in materia di percezione e interpretazione.
Siamo entusiasti di commissionare e co-commissionare nuovi lavori per il Festival di quest’anno - tra cui le prime mondiali di Saburo Teshigawara, Rocío Molina, Diego Tortelli - e attendiamo con trepidazione di lanciare molte prime europee e italiane di tantissimi artisti, dalle iconiche stelle internazionali della danza alle nuove voci emergenti.
Cominciamo con gli impegni delle prime mondiali della Biennale Danza:
Dall’immaginazione del ‘teatro totale’ di Saburo Teshigawara (il nostro Leone d’Oro), scultore, danzatore, disegnatore e artista visionario, giunge a noi una prima mondiale entusiasmante: la rivisitazione di Petroushka, uno dei lavori più significativi dei Ballet Russes. Nella rilettura di questo classico, la ricerca di Teshigawara vuole esprimere il culmine dell’agonia e della disperazione umane, inseparabili dalla pelle e dalla carne.
Nella creazione della sua prima mondiale, attraverso una continua metamorfosi tra il selvaggio, sensuale, verticale, parallelo, violento e tenero, la mercuriale ballerina di flamenco contemporaneo Rocío Molina (il nostro Leone d’Argento) porta in scena Carnación, una straordinaria esplosione di energia fisica e creativa, la battaglia tra il suo corpo vulcanico e cinque estatici musicisti che si esibiscono dal vivo.
Diego Tortelli, il vincitore del primo concorso per coreografi italiani della Biennale Danza, colpisce per la visione indagatrice e l’instancabile curiosità. Il suo immaginifico progetto coreografico intitolato Fo:NO ci fa entrare nel corpo attraverso la gola, per un esperimento sonoro e viscerale in cui si mescolano beat boxing, politica identitaria e danza, in tutta la sua complessità.
È molto raro incontrare sette coreografi-autori di massimo livello che condividono un programma di danza rivoluzionario, ma è esattamente ciò che accade con la nuova messa in scena di The Seven Sins della compagnia Gauthier Dance al Teatro Malibran. Aszure Barton, Sidi Larbi Cherkaoui, Sharon Eyal, Marco Goecke, Marcos Morau, Hofesh Shechter + Sasha Waltz collaborano ispirandosi alla loro personale interpretazione di un peccato capitale. Un evento che si annuncia demoniaco e trasgressivo.
Marrugeku crea un teatro danza interculturale indigeno, ispirandosi all’esperienza dell’Australia nordorientale, dove il deserto incontra il mare, l’Australia incontra l’Asia e le culture si intrecciano e si fondono. Per la Biennale Danza 22, l’incisiva opera politica di Dalisa Pigram + Rachel Swain, dal titolo Straight Talk, mette a nudo l’ignominiosa ossessione dell’Australia per l’incarcerazione, in un potente grido di rivendicazione per un cambiamento.
Humanhood, la promettente compagnia di Rudi Cole e Julia Robert, si sta imponendo prepotentemente alla ribalta della scena internazionale, grazie al connubio tra i poteri sciamanici e il linguaggio coreografico somatico ed evanescente dei due artisti. Siamo entusiasti di presentare la loro prima rappresentazione a serata intera, Infinite, a Venezia, in cui fisica moderna e misticismo orientale si fondono nel corpo umano, in parte performance, in parte meditazione. Infinite stravolge completamente la nostra percezione dell’esperienza teatrale; qui il pubblico è invitato ad attingere all’infinito che ognuno di noi porta dentro di sé.
Tormentata ma forte, invisa e mai doma, Maggie the Cat è l’accattivante centro focale di La gatta sul tetto che scotta di Tennessee Williams. L’anticonformista artista contemporaneo e acclamato coreografo Trajel Harrell pone Maggie al centro di questa brillante e provocatoria opera d’arte pop e di grande levatura. Maggie the Cat ci parla di potere, questioni di genere, inclusione e rifiuto, attraverso il punto di vista di uno dei personaggi più celebrati del teatro moderno. Harrell ci delizia e ci sorprende con il suo gusto estetico e con un ritmo magistrale.
Nato da una collaborazione straordinaria tra il geniale coreografo MacArthur fellow Kyle Abraham, A.I.M e la leggendaria pioniera della musica dance elettronica Jlin, Requiem: Fire in the Air of the Earth conferisce nuovo respiro al Requiem in re minore di Mozart e ci sorprende. Attingendo a una ricca varietà di generi, danza classica, hip-hop, modern e street dance, Abraham sfida Jlin nella reinterpretazione del celeberrimo Requiem di Mozart, costruendo un proprio suono personale su uno stile di house dance e street dance, nati nella Chicago degli anni Novanta. Da questo nuovo dialogo scaturisce un'opera di grande intensità che ci accompagna nell’esplorazione del dolore, del tormento e della rinascita.