Biennale College Teatro: i vincitori del bando Drammaturgia Under 40
Sono Jacopo Giacomoni e Athos Mion. I nuovi testi troveranno spazio nell’edizione 2025 del Festival.
I vincitori
Sono i drammaturghi Jacopo Giacomoni con Tacet e Athos Mion con Orge per George i vincitori del bando Biennale College Teatro 2024/2025 per Autori Under 40.
Scelti tra una rosa di testi finalisti, Tacet di Jacopo Giacomoni e Orge per George di Athos Mion verranno ulteriormente elaborati e perfezionati nel corso del prossimo anno, e saranno presentati in forma di mise en lecture alla Biennale Teatro 2025.
Tacet di Jacopo Giacomoni
Motivazione di Stefano Ricci e Gianni Forte
Uno dei due prestigiosi riconoscimenti del Bando Drammaturgia Under 40 della Biennale Teatro 2024 è stato assegnato a Jacopo Giacomoni, una delle voci più originali e potenti della scena odierna, per la straordinaria capacità di rappresentare il concetto del tempo attraverso una drammaturgia visionaria e un uso malioso del linguaggio poetico.
Tacet si erge come un faro nel panorama del teatro contemporaneo, scandagliando la temporalità non come semplice cornice, ma come elemento centrale e dinamico del dramma, prospettiva che permette di sfidare le convenzioni tradizionali, discostandosi da una narrazione che si limita a seguire un filo logico-lineare. Giacomoni crea così una mappa drammaturgica con un ventaglio di possibilità, un labirinto temporale che invita attori e spettatori a perdersi e a ritrovarsi nelle pieghe del tempo con tutte le sue sfaccettature e nelle sue più diverse manifestazioni. Questo approccio innovativo trasforma il testo teatrale in un organismo energico e pulsante, una modalità interattiva che solo il teatro dal vivo può concedere.
Il silenzio diventa un potente strumento poetico nelle mani dell’autore. Il titolo stesso, Tacet – termine musicale che indica il silenzio di uno strumento – è un richiamo diretto alla potenza evocativa del non detto e del non suonato. Il minuto di silenzio – uno dei pochi riti laici universali rimasti – diventa il fulcro attorno al quale ruotano il coro di voci e i temi dell'opera, non vuoto ma denso di significati. Come un telaio invisibile, esso tesse memorie, interrogativi capitali ed emozioni collettive, trasformandosi in un luogo metafisico dove eventi universali e simbolici di grande rilevanza si intersecano con quelli più intimi e personali, generando un senso di comunità e di empatia.
Le figure protagoniste di Tacet, ciascuna rappresentante un concetto o un evento storico legato al tempo, come "Minuto", "Origine", "Armistizio", "Hiroshima", "Yom Hashoah", "Stadio", "Parlamento", "Celebrità", "Religione" e "Sovraccarico", portano con sé un bagaglio di storie, di momenti di commemorazione e di introspezione, che si intrecciano e confrontano sul palcoscenico, producendouna rete inarrestabile di riferimenti temporali e culturali.
La struttura modulare dell'opera, che si espande e si contrae a durate variabili, come una serie di minuti sovrapposti e ripetuti, rispecchia la complessità e la sincronicità del tempo stesso. L’intricato intreccio di minuti permette una varietà di interpretazioni e di letture, offrendo una flessibilità che consentirà di vivere un'avventura teatrale unica e rivelatoria. La maestria di Giacomoni si rivela nella capacità di comporre una drammaturgia che può durare un'ora o più, mantenendo intatta la sua coerenza e il suo impatto emotivo che risuonerà e si ripercuoterà nel cuore degli spettatori.
Tacet, mediante una lingua ipnotico-lacerante, rappresenta non solo un unicum nel campo della drammaturgia contemporanea, ma anche una profonda riflessione sulla natura del tempo e sull'esperienza umana, che renderanno quest’opera estremamente attuale e rilevante.
Orge per George di Athos Mion
Motivazione di Stefano Ricci e Gianni Forte
Le orge in questione, gli innumerevoli tentativi di un giovane uomo per sfuggire alle definizioni nell’apprendistato impegnativo del diventare adulti, è il testo creato da Athos Mion, vincitore del bando drammaturgia Under 40 per la Biennale College Teatro 2024-2025.
I segni che il protagonista colleziona nel suo peregrinare, in un carosello beffardo di incontri singolari, tracciano una mappa che rifugge dal senso di definizione.
L’identità, che Mion mette in discussione attraverso il peregrinare di George, assume i contorni di un viaggio dell’eroe verso una autodeterminazione queer che si svincola da qualunque giogo narrativo precostituito.
Un sarcasmo graffiante connota il mondo fantastico e surreale dell’autore che, visto in trasparenza, rivela nel suo lucido candore i timori fondati di una società reazionaria che combatte le differenze.
Con la scorticatura di un Copi postmoderno, con identica spregiudicatezza di segno, Mion ci conduce nella riproduzione rapida di personaggi che, proprio per la loro incisività bozzettistica, amplificano il vuoto grottesco del crescere.
Un utilizzo sfolgorante delle strutture drammaturgiche, un surreale respiro di ossigeno creativo, Mion - con Orge per George - ricostruisce un alfabeto espressivo di auto riconoscimento in cui ognuno di noi, tra il serio e l’apparente faceto, in questo specchio che ribalta le prospettive, può finalmente trovarsi.