Nata in una ricca famiglia di proprietari terrieri di Alessandria d’Egitto, Effat Naghi viene avviata al disegno, alla pittura e alla musica fin da piccola. Alla fine degli anni Cinquanta, la sua opera subisce una svolta stilistica, alimentata dall’interesse per la storia egiziana e le culture popolari, e caratterizzata da colori vivaci e forme e figure semplificate. La composizione e la tavolozza naturalistica di questo ritratto di donna sono di natura più classica. L’andamento verticale, le tonalità ocra e marroni, l’acconciatura sofisticata della modella, la tunica bianca, le linee nere che accentuano i grandi occhi e le sopracciglia ricordano i ritratti del Fayyum che ricoprivano i volti delle mummie dell’alta società dell’Egitto romano. Tuttavia, l’uso del truciolato – un materiale con particelle visibili che spesso fungeva da base per i suoi dipinti – insieme all’aggiunta di riflessi verdi, blu e rosa sul viso e sui capelli della modella, dà vita a un’interpretazione moderna di questa antica tradizione pittorica su tavola. Lo sfondo è animato da linee in inchiostro nero che tracciano quelli che sembrano simboli e scritte evocativi delle parole magiche talvolta incorporate nei lavori dell’artista.
Effat Naghi compare fra gli artisti che hanno rappresentato l’Egitto alla Biennale Arte del 1950, 1952 e 1956.
—Nadine Atallah