Figlia di attivisti di sinistra durante la dittatura militare in Corea del Sud, Lee Bul è cresciuta subendo gli effetti di un regime repressivo in un Paese in rapida trasformazione economica e culturale. Le sue prime opere, risalenti alla fine degli anni Ottanta, erano performance di strada per le quali produceva e indossava mostruose ‘sculture morbide’, costumi con protuberanze e viscere penzolanti. A queste seguirono le sculture Cyborg, nelle quali corpi femminili erotizzati si fondevano con macchine per formare ibridi incompleti, privi di testa e arti. A loro volta, queste opere hanno portato l’artista a esplorare idee per paesaggi urbani futuristici, ispirati a sogni, ideali e utopie elaborati dai manga e dagli anime giapponesi, dalla bioingegneria e dall’architettura visionaria di Bruno Taut (1880-1938).