“Le differenti esperienze del corpo documentate nella mostra – ha dichiarato il Direttore del Settore Danza, Virgilio Sieni - sono metafore di altrettante aperture della città al corpo. Il materiale visivo ritrovato nell’Archivio della Biennale documenta esperienze fondamentali avvenute fuori dai teatri, e che portano l’attenzione di performer e spettatori sull’urbanistica e sulla geografia dei luoghi della città. Questi artisti non solo hanno scelto uno spazio alternativo a quelli abituali, ma soprattutto hanno fatto della natura del luogo l’asse portante della loro drammaturgia, in un percorso che è ben documentato nelle foto scelte e nei video selezionati. A partire soprattutto dal memorabile Event in Piazza San Marco che la compagnia di Merce Cunningham realizzò il 14 settembre 1972, ospite nei programmi di Biennale Musica, fra lo stupore degli astanti e la quasi generale incomprensione della critica.
I materiali esposti documentano artisti la cui ricerca negli anni si è svolta a 360 gradi, chiedendo al pubblico un’attenzione e una lettura della propria arte inedita fino ad allora. Merce Cunningham introduce a una apertura del codice in cui la struttura, ossia la cornice, diventa come una esplosione di tanti elementi minimi, come fossero molecole libere: una costruzione coreografica che si basa sulla liberazione dalla struttura pur rimanendo dentro la struttura. Steve Paxton propone invece un lavoro rivolto all’interno del cosmo dell’uomo per riuscire a far ‘cadere’ una figura, in un continuo smarginamento dei sensi e del sentire. Simone Forti, nel video presente in mostra, incarna l’idea di una nomade che persegue un’idea di corpo anche nella sua immediata fisicità, e dunque anche l’idea che il pensiero possa apparire anche attraverso la carne. Così anche la forza politica e profetica dei corpi di Julian Beck e del Living Theatre, o la vocalità rituale di Meredith Monk, riportano alla nostra attenzione un nuovo concetto di spettacolo, che in quegli anni ha approfondito l’idea di happening e di performance, fino a una dura maturità del corpo che si è trasformata in un modo di vita”.