“Presentato in Concorso alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica del 1967, dove vinse quattro premi minori e fu protagonista di accese polemiche, Utószezon è un film dove uno dei nomi più importanti del cinema ungherese e della sua new wave degli anni Sessanta, Zoltán Fábri, prosegue la sua disamina morale della storia recente del suo paese e degli anni del nazismo in particolare, come già in nei precedenti Due tempi all’inferno (1961) e Venti ore (1965). Qui però – partendo da un romanzo di György Rónay che la sceneggiatura di Péter Szász tradisce con intelligenza – i toni non sono unicamente drammatici, ma partono con quelli della commedia strampalata e si evolvono attraverso il grottesco per approdare al dramma angosciante e kafkiano, ragionando di Olocausto e senso di colpa, ma senza mai perdere quell’imprinting originale che gli permette di virare improvvisamente verso l’umorismo più sospeso e surreale”. (Federico Gironi)