“Fukushû suru wa ware ni ari si basava su un mito contemporaneo, urbano: il mito del genio del crimine che viola impunemente tutte le leggi sociali e si fa strada nel paese rubando, seducendo, ingannando e uccidendo finché, per porre il necessario limite a questa pericolosa fantasia, non viene catturato. Tratto da una storia vera,con la mediazione di un romanzo di Ryuzo Saki, il film segue Iwao Enokizu (Ken Ogata) in settantotto giorni di crimini che iniziano con il brutale omicidio a martellate di un tecnico riparatore (ripreso nel modo piu straziante che si possa immaginare, con un campo medio neutrale, hawksiano) e si concludono con lo strangolamento dell’amante del protagonista, la quale gli si offre come vittima consenziente mentre fanno l’amore. […] Enokizu adotta una serie di identità come maschere per coprire il proprio vuoto interiore. In lui non c’è altro che l’impulso a correre e a distruggere; quando trova una possibile isola di salvezza, nella locanda di periferia in cui lavora la sua amante, e costretto a distruggere anche quella. […] Ma è l’estremo rifiuto di Imamura di disprezzare o perdonare il suo protagonista a rendere Fukushû suru wa ware ni ari un’esperienza devastante. Come Sadako [in Desiderio d’omicidio (1964)], Enokizu è al di là di ogni giudizio: è una forza nel mondo, un fatto”. (Dave Kehr)