Che cosa succede se posizioniamo un microfono all’interno di una lavatrice?
Un suono domestico e rassicurante, legato a un oggetto familiare, si trasforma lentamente, diventando ipnotico e straniante fino a sfociare nel racconto drammatico di una morte.
Non una morte qualsiasi, ma un’immagine che abbiamo visto tutti, sul nostro computer, sul nostro smartphone, che possiamo rivedere tutte le volte che vogliamo, grazie alla striscia rossa di caricamento del video. Questa facile fruibilità, la cosiddetta “viralità”, ci rende in parte indifferenti nei confronti di un’immagine forte e drammatica.
Forse la tecnologia di oggi, oltre a facilitare le comunicazioni, ci fa da filtro con la realtà che abbiamo intorno, lavandoci un po’ la coscienza. Come fa la lavatrice con i nostri panni sporchi. Come succede a noi davanti all’immagine di una morte, magari di un bambino.
Il lavoro esplora i confini tra installazione, performance teatrale e live set, in particolar modo riguardo l’aspetto sonoro. La lavatrice, microfonata internamente, genera ad ogni avvio rumori sempre differenti, che vengono elaborati dal vivo in una vera e propria improvvisazione sonora, che s’intreccia con la narrazione, generando ad ogni rappresentazione, sonorità e atmosfere sempre diverse.