Una leggera pioggia è lo strascico atmosferico dell’acquazzone notturno. A Biennale quasi finita, non può essere il tornado che catapulta Dorothy nel regno di Oz. E in epoca di climate change, non c’è da scherzare. Eravamo in sala, ad assistere alla bella messa in scena dello spettacolo di Tiago Rodrigues, ed echeggiava il rombo di tuoni non troppo lontani. La pioggia batteva sul tetto del teatro, mentre in scena il compatto gruppo di interpreti discuteva sull'opportunità di far fuori (fisicamente) i fascisti, salvo poi lasciare la ribalta al personaggio più inquietante di tutti, il fascista al governo. Il suo discorso era indirizzato al Portogallo “libero”, a instaurare quella “Nuova Repubblica” che sa tanto di regime. E non è difficile, leggendo in filigrana, pensare all’Ungheria, alla Polonia, oppure, ovviamente, all’Italia. Il pubblico, tutto concorde, ha reagito bene, tributando applausi. Ma in mezzo a quel pubblico eravamo “noi”, i critici: non solo professionisti già affermati e nuove “leve” della critica, ma anche i/le giovani partecipanti al workshop che abbiamo tenuto con Roberta Ferraresi.
Il laboratorio di critica alla Biennale Teatro è una esperienza che va avanti da anni, e che i Direttori Gianni Forte e Stefano Ricci hanno voluto riconfermare. Va detto – e senza false modestie ce ne prendiamo il merito – che molti dei critici e delle critiche oggi accreditati sono passati per questo “incubatore” di scritture. La questione importante, però, al di là dei risultati, è cercare di rinnovare (o rilanciare) il pensiero critico, l’attitudine dialettica, la capacità di fare dell’evento scenico un volano per attivare quella che potremmo definire “democrazia discorsiva”. Il teatro, si sa, è un fatto politico, che incide nel contesto in cui è vissuto. E si tratta di confrontarsi, insomma, grazie al teatro, su domande, spunti, motivi, ragioni, per vivere nel presente. Per essere, in buona sostanza, cittadini e cittadine un po’ più attenti e accorti. Ma non solo.
L’altra sera, passando per Campo Santo Stefano, ho assistito a una scena. Una anziana coppia di turisti italiani: lui dice “Dai, andiamo!” e lei risponde “Aspetta, devo guardare ancora!”. Era incantata, la signora, era felice. E voleva riempirsi gli occhi di armonia, di poesia, di bellezza. Abbiamo questa infinita fortuna: possiamo arricchire gli occhi (e le orecchie e il cuore e la pancia…) di bellezza.
Assieme a Roberta Ferraresi, una storica del teatro che non ha mai rinunciato alla militanza critica, abbiamo incontrato Alice, Ilaria, Sofia, Pasquale, Leonardo, Martina, Teresa: con loro abbiamo provato a discutere, giorno dopo giorno, di bellezza, di arte, di politica, di estetica, di etica, di scrittura… Di teatro, insomma. Chi sa che, tra qualche tempo, non li ritroveremo come “firme” importanti di una nuova stagione della critica italiana.
Andrea Porcheddu