Abbiamo utilizzato il Manifesto FREESPACE, diffuso nel giugno 2017 (vedi testo seguente), come strumento e punto di riferimento per realizzare questa Mostra. Si è dimostrato uno strumento solido. Ci è servito come misura e come guida per trovare una coesione nella complessità di una Mostra di enormi dimensioni.
Ma soprattutto, la risposta che ci è pervenuta da ogni partecipante invitato è stata entusiasta. Il Manifesto FREESPACE è stato interrogato, sviscerato e interpretato dall'intelligenza e dalla creatività di architetti di tutto il mondo.
Negli ultimi mesi, abbiamo acquisito piena consapevolezza dell'ubicazione eccezionale della Biennale nella città di Venezia. La nostra intenzione è di creare un legame fra la Mostra e questa città unica. Non direttamente, ma nel senso di una più acuta consapevolezza. In altre parole, il nostro approccio prevede che il contesto e l'aria di Venezia siano presenti nell'atmosfera della Mostra.
Abbiamo affrontato questa Mostra in qualità di architetti. Abbiamo considerato gli edifici esistenti come siti specifici, come nostro contesto. Il progetto della Mostra vuole rivelare le qualità delle Corderie e del Padiglione Centrale. La dimensione eroica delle Corderie con la struttura ripetitiva in mattoni e la sua luce mutevole contrasta con la qualità luminosa della luce zenitale nel Padiglione Centrale.
Abbiamo elevato la sensibilità a queste atmosfere contrastanti all'interno dei due edifici e la nostra strategia curatoriale ne è stata nutrita e arricchita. Nel trovare risposta a queste qualità, abbiamo apprezzato l'effetto che ha avuto sulle nostre scelte e sul collocamento dei partecipanti.
È adesso che si svela l'elenco dei partecipanti.
È meraviglioso pensare che da mesi architetti di tutto il pianeta stiano pensando e preparando risposte al Manifesto FREESPACE, per cercare di comunicare il significato del loro lavoro, impegnandosi in una indagine profonda che sveli l'ingrediente FREESPACE che si annida nei loro progetti.
Abbiamo invitato partecipanti da tutto il mondo.
A quelli che non sono stati invitati, che sono i nostri rispettati colleghi, vorremmo dire che abbiamo scelto dei 'campioni' che speriamo possano esprimere dei valori architettonici condivisi ai quali loro stessi hanno contribuito.
Crediamo che la pratica dell'architettura significhi perseverare, impegnarsi e rigenerare la continuità della cultura architettonica. Dobbiamo prenderci cura della cultura, come si prende cura di un giardino. Nell'architettura il tempo non è lineare. L'architettura ricompone il passato, il presente e il futuro. Il tema è rappresentato da un approfondimento speciale all'interno della Mostra dove il passato è reso vivo dal nuovo punto di vista degli architetti contemporanei.
Una componente essenziale per assicurare la continuità della tradizione in architettura è la pratica dell'insegnamento. Molti dei professionisti invitati sono attivi nel campo della didattica. Il mondo del fare e del costruire si fonde con il mondo dell'immaginazione che viene valorizzato dalla Mostra.
Abbiamo scoperto invenzione e creatività alla micro e alla macro scala: edifici storici liberati dall'intelligenza degli architetti; edifici dimenticati rivisitati e riportati alla vita; tipologie trasformative dell'abitare; necessità infrastrutturali tradotte in strutture pubbliche e civiche.
Apprezziamo enormemente l’impegno e la passione dei partecipanti. È stata una rivelazione vedere come architetti provenienti da tutto il mondo abbiano dato risposte così diverse a seconda delle condizioni climatiche e culturali, a seconda delle tradizioni tecnologiche e costruttive. Allo stesso tempo è importante notare come al centro della varietà del lavoro dei singoli architetti ci sia un elemento di condivisione, la 'Terra come cliente', una componente essenziale del nostro Manifesto.
Per quanto riguarda il significato della parola FREESPACE, siamo felicissime dell'impegno globale degli architetti invitati e dei Paesi partecipanti al suo processo di traduzione. Quando abbiamo scritto il Manifesto, volevamo che contenesse soprattutto la parola spazio. Volevamo scovare anche nuovi modi di utilizzare le parole di ogni giorno, che potessero in qualche modo portarci tutti a ripensare il contributo aggiuntivo che noi, come professionisti, possiamo fornire all'umanità. Per noi l'architettura è la traduzione di necessità – nel significato più ampio della parola – in spazio significativo. Nel tentativo di tradurre FREESPACE in uno dei tanti splendidi linguaggi del mondo, speriamo che possa dischiudere il 'dono' che l'invenzione architettonica ha la potenzialità di elargire con ogni progetto. La traduzione ci permette di mappare e di rinominare il territorio intellettuale e quello vero. La nostra speranza è che la parola FREESPACE ci permetta di sondare le aspirazioni, le ambizioni e la generosità dell'architettura.
FREESPACE rappresenta la generosità di spirito e il senso di umanità che l’architettura colloca al centro della propria agenda, concentrando l’attenzione sulla qualità stessa dello spazio.
FREESPACE si focalizza sulla capacità dell’architettura di offrire in dono spazi liberi e supplementari a coloro che ne fanno uso, nonché sulla sua capacità di rivolgersi ai desideri inespressi dell’estraneo.
FREESPACE celebra l’abilità dell’architettura di trovare una nuova e inattesa generosità in ogni progetto, anche nelle condizioni più private, difensive, esclusive o commercialmente limitate.
FREESPACE dà l’opportunità di enfatizzare i doni gratuiti della natura come quello della luce – la luce del sole, quella lunare, l’aria, la forza di gravità, i materiali – le risorse naturali e artificiali.
FREESPACE invita a riesaminare il nostro modo di pensare, stimolando nuovi modi di vedere il mondo e di inventare soluzioni in cui l’architettura provvede al benessere e alla dignità di ogni abitante di questo fragile pianeta.
FREESPACE può essere uno spazio di opportunità, uno spazio democratico, non programmato e libero per utilizzi non ancora definiti. Tra le persone e gli edifici avviene uno scambio, anche se non intenzionale o non progettato, pertanto anche molto tempo dopo l’uscita di scena dell’architetto gli edifici stessi trovano nuove modalità di condivisione, coinvolgendo le persone nel corso del tempo.
L’architettura ha una vita attiva e al contempo passiva.
FREESPACE abbraccia la libertà di immaginare lo spazio libero di tempo e memoria, collegando passato, presente e futuro, costruendo sulle stratificazioni della nostra eredità culturale, legando l’arcaico e il contemporaneo.
Con il tema Freespace la Biennale Architettura 2018 presenterà al pubblico esempi, proposte, elementi – costruiti o non costruiti – di opere che esemplificano le qualità essenziali dell’architettura; la modulazione, la ricchezza e la materialità delle superfici, l’orchestrazione e la disposizione in sequenza del movimento, rivelando le potenzialità e la bellezza insite nell’architettura.
La Mostra avrà una presenza spaziale e fisica su una scala e con caratteristiche tali da avere un forte impatto sul visitatore, comunicando la complessa natura spaziale dell’architettura.
La Mostra propone un coinvolgimento emotivo e intellettuale dei visitatori che verranno alla Biennale, per comprendere l’architettura, stimolare il dibattito sui valori centrali dell’architettura e celebrare il contributo reale e duraturo che l’architettura offre all’umanità.
Quando Jørn Utzon ha pensato alla seduta di cemento coperta di piastrelle all’entrata del Can Lis, a Maiorca, l’ha concepita modellandola perfettamente sul corpo umano per il suo comfort e benessere. A livello spaziale essa rappresenta una “parola” di saluto e benvenuto.
Angelo Mangiarotti “dice” la stessa cosa all’entrata del civico 24 di via Quadronno a Milano, in cui un corridoio in leggera pendenza con una seduta alla soglia dell’entrata vi “trattiene” e vi dà il benvenuto mentre fate ritorno dalla città.
Lina Bo Bardi eleva il museo di arte moderna di San Paolo per realizzare un belvedere affinché i cittadini possano godere della vista sulla città.
Palazzo Medici Riccardi a Firenze rappresenta potere e ricchezza, ma le sedute di pietra che disegnano la maestosa facciata esterna quasi rovesciano l’edificio. Così l’imponente parete esterna rappresenta anche un muro che racchiude uno spazio pubblico. La struttura solida sembra volgersi all’esterno assumendo un carattere generoso.
Siamo convinti che tutti abbiano il diritto di beneficiare dell’architettura. Il suo ruolo, infatti, è di offrire un riparo ai nostri corpi e di elevare i nostri spiriti. La bella parete di un edificio che costeggia la strada dona piacere ai passanti, anche se non vi entreranno mai. Lo stesso piacere è dato dalla vista di una corte attraverso un portale ad arco o un luogo nel quale trovare un punto di sosta per godere di un po’ di ombra o una nicchia che offre riparo dal vento o dalla pioggia.
Ciò che ci interessa è andare oltre ciò che è visibile, enfatizzando il ruolo dell’architettura nella coreografia della vita quotidiana.
Noi consideriamo la Terra come un Cliente. Questa visione implica una serie di responsabilità a lungo termine. L’architettura è il gioco di luce, sole, ombra, luna, aria, vento, forza di gravità con modalità che rivelano i misteri del mondo e tutte queste risorse sono gratuite.
Nella 16. Mostra Internazionale di Architettura si celebrano gli esempi di generosità e di sollecitudine nell’architettura in tutto il mondo. Siamo convinti che queste qualità sostengano la capacità fondamentale dell’architettura di promuovere e supportare il contatto importante che sussiste tra le persone e lo spazio. Concentriamo la nostra attenzione su queste qualità perché pensiamo che l’ottimismo e la continuità ne siano parte costitutiva. L’architettura che incarna queste qualità con generosità e desiderio di scambio è proprio ciò che chiamiamo Freespace.
Invitiamo tutti i partecipanti e tutti i padiglioni nazionali a presentare a Venezia il proprio Freespace, in modo che insieme si possa rivelare la diversità, la specificità e la continuità nell’architettura sulla base delle persone, dei luoghi, del tempo e della storia, per promuovere la cultura e l’importanza dell’architettura in questo dinamico pianeta.»
"Una società cresce e progredisce quando gli anziani piantano alberi alla cui ombra sanno che non potranno sedersi", proverbio greco.