“Da che riconosceremo il danzatore dalla danza?”: Níall McLaughlin ricorre a un verso di W. B. Yeats per parlare di architettura.
In che modo e perché dovremmo separare le costruzioni dalle “cose intangibili che vi scorrono dentro”?
Nel nostro manifesto, abbiamo invitato gli architetti a pensare ai materiali dell’architettura in quanto doni della natura: luce, sole e chiaro di luna, aria e forza di gravità. L’architetto ha realizzato qui una piattaforma, un planetario meccanico, in cui i ritmi della vita di ogni giorno, del tempo, dell’uso, degli incontri sociali, possono essere tracciati e sovrapposti agli spazi degli edifici, intesi qui come manufatti che incanalano, accolgono e agevolano l’esistenza, in grado di sviluppare una propria vita attiva grazie alla patina dell’uso.
Un’opinione profonda che ci sentiamo di condividere: questo lavoro presenta un’idea di FREESPACE aperta nel pensiero, rigorosa e poetica nella realizzazione, qualità che si riflettono nella splendida opera realizzata da questo studio.
Creare spazi che ci fanno danzare è un’idea talmente gioiosa che “dovremmo reputare perso ogni giorno in cui non abbiamo ballato almeno una volta” (F. Nietzsche).
YF+SMcN
Níall McLaughlin Architects
Presences