Oltre ad aver progettato nuove e rivoluzionarie strutture, Eduardo Souto de Moura ha lavorato anche alla raffinata trasformazione di edifici in rovina, per un loro riuso. Completata oltre vent’anni fa, la trasformazione del convento di Santa Maria do Bouro in albergo ha dimostrato un approccio al restauro caratterizzato da una vitalità e un’autorità che che non si vedevano dal lavoro di Carlo Scarpa a Verona. Nel progetto, realizzato nella regione di Alentejo, è diversa la scala della trasformazione.
Souto de Moura racconta la “natura urbana del monte”. La fattoria è descritta come un universo in miniatura, con strade, piazze, chiostri e dépendance. L’architetto descrive i rischi insiti in un lavoro come questo: “se ci spingiamo troppo in là, lo roviniamo; se non facciamo abbastanza, non funziona”. Le aree dedicate alla spremitura delle olive diventano un soggiorno o un bar mentre una stalla si trasforma in ristorante. Souto de Moura prosegue: “l’unico modo per preservare il patrimonio è viverlo e utilizzarlo. Solo la vita quotidiana lo trasforma in qualcos’altro riconoscendogli lo status di patrimonio”. Riprese aeree mostrano il sito in rovina e la successiva trasformazione nel corso di molti anni. Souto de Moura dice: “il pittoresco è una questione di destino, non parte di un progetto o di un programma”.
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Souto Moura - Arquitectos
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