Collezionista di oggetti culturali scartati, ontologista autoproclamato, architetto e ricercatore dell’esperienza umana, attratto dagli animali: Gabriel Rico possiede quello che può essere definito uno ‘sguardo affamato’. Il suo modo di interrogare, esplorare e collezionare lo conduce a un approccio post-surrealista/da Arte povera che scava tra una grande varietà di materiali, dagli oggetti naturali e imbalsamati a forme fatte di neon e altri resti di oggetti fabbricati dall’uomo. Ne derivano sculture che fanno pensare al rapporto fra ambiente, architettura e le future rovine della civiltà. In tutte le opere di Rico la bellezza della storia risiede nei dettagli. Le varie componenti rispecchiano le diffcoltà di un luogo specifico – il Messico – evocando anche le preoccupazioni che condividiamo a livello globale. Rico tiene in considerazione la fragilità dello spazio, sia formale sia filosofica, nel presentare quel momento precario che è il presente.