Ian Cheng usa tecniche di programmazione informatica per creare ‘ambienti viventi’ definiti dalla capacità di mutare ed evolvere. “Sto sviluppando ‘simulazioni dal vivo’, ecosistemi virtuali viventi che partono da basilari proprietà programmate ma sono liberi di autoevolversi senza un controllo dell’autore né una fine. Sono un mezzo per esercitare deliberatamente le sensazioni di confusione, ansia e dissonanza cognitiva che accompagnano l’esperienza del cambiamento incessante”, spiega.
La sua creatura più recente, BOB (Bag of Beliefs) (2018-2019), presentata nel Padiglione Centrale, è una forma di intelligenza artificiale con una personalità, un corpo – che ricorda un serpente o un corallo – e valori in costante crescita. Gli schemi comportamentali e il copione esistenziale di BOB sono alimentati dalle interazioni con gli esseri umani che ne influenzano le azioni tramite un’app iOS.
Il lavoro esposto all'Arsenale, Life After BOB: First Tract (2019), permette di completare la conoscenza di BOB attraverso una sorta di ‘anteprima’ di un universo narrativo incentrato intorno a questa misteriosa creatura.