Lavorare nel vivace mondo dell’arte nella Colonia degli anni Ottanta ha portato Charline von Heyl a credere ancora più fermamente nell’importanza del mezzo espressivo da lei scelto: la pittura. Le otto opere qui esposte fanno riferimento al mito greco che racconta il matrimonio tra Zefiro, dio del vento di ponente, e la Ninfa Clori, che grazie a questa unione ottiene il dominio sulla primavera. La storia, notoriamente riproposta attorno al 1480 ca. nel dipinto Primavera di Sandro Botticelli, è realizzata in questa occasione grazie alla collaborazione con Jeffrianne Young e con il violoncellista Matt Haimovitz, che insieme danno vita al Primavera Project, una serie di esecuzioni musicali realizzate da un gruppo di compositori. Reinterpretando l’opera di Botticelli, questi dipinti esplorano temi quali la fanciullezza femminile, la trasformazione, il desiderio e l’ambivalenza. Rappresentando volti simili a maschere, accesi punti rossi, strisce decorate, strati di fumettistici conigli saltellanti e uccelli sullo sfondo di macchie a carboncino, e campiture uniformi di vernice acrilica nera, in Primavera 2020 (2020), l’armonioso mondo naturale dell’originale botticelliano subisce una frattura, il suo splendore botanico è temprato dallo stravolgimento psicologico. The August Complex (2020), ad esempio, stabilisce un legame intuitivo tra Flora, il nome assunto da Clori in seguito alla sua trasformazione, e la flora e la fauna distrutte nel 2020 dai devastanti incendi in California del Nord. Utilizzando le metafore della bellezza e della soggettività del mezzo, von Heyl ridefinisce sistematicamente i confini della pittura contemporanea.
Ian Wallace