Ancora ragazzino, Frantz Zéphirin inizia a dipingere quadri raffiguranti le residenze coloniali che si stagliano lungo la costa di Cap-Haïtien, per poi venderli ai turisti delle navi da crociera che fanno scalo nella città portuale. Da adolescente inizia a esporre in gallerie locali e rapidamente sviluppa uno stile distintivo che coniuga colori vivaci e motivi intricati in composizioni affollate, incentrate sul paesaggio di Haiti e la sua complessa storia di schiavitù, ribellione, rivoluzione e resistenza spirituale. The Slave Ship Brooks (2007) ritrae la nave che trasportava nei Caraibi migliaia di schiavi africani. Gli schiavisti sono ritratti come animali, mentre gli africani sono umani costretti a sbirciare fuori dal ventre del vascello. Le figure incatenate allo scafo sono i ribelli, precursori di coloro che avrebbero guidato la Rivoluzione haitiana e messo fine al dominio coloniale francese. L’opera di Zéphirin coglie, inoltre, la potenza del vudù, religione maggioritaria di Haiti; lui stesso è un sacerdote vudù e attualmente vive e lavora in un tempio situato sulle montagne di Port-au-Prince. Nella tela Les Esprits Indien en face Colonisation (2000) compare una sirena, per metà indigena taíno e per metà pesce. Sullo sfondo, al largo, si distingue un vascello spagnolo; la donna ha uno sguardo deciso e diretto, lo stesso dell’uomo africano che si affaccia dal suo petto. Insieme, i due mettono l’osservatore davanti all’oltraggio morale per i milioni di vite perdute a causa del colonialismo e del genocidio.
Isabella Achenbach