Le installazioni di Mire Lee constano di sculture cinetiche che evocano la tensione degli stati di vitalità. Spesso composti da motori antiquati, barre in acciaio e tubi in PVC riempiti di grasso, silicone e olio, questi apparati animatronici assomigliano nello stesso tempo a macchine e a organi interni. Per Lee, il process di creazione di questi oggetti sensoriali rappresenta intrinsecamente un’attività legata al corpo e al tatto; come lei stessa racconta: “Tocco e sento il materiale da vicino, ficco le mie mani in ogni apertura possibile, uso i denti per far presa, mi piego, mi allungo e striscio attorno alla scala dell’opera”. Ispirandosi al concetto di vorarefilia o vore – ovvero la parafilia, che prevede di essere ingoiati o di ingoiare un’altra persona viva – Lee crea situazioni in cui materiali diversi tra loro si cibano l’uno dell’altro. Per Il latte dei sogni l’artista realizza una nuova opera che estende il concetto di contenitore a una struttura scultorea, collegata a una pompa e ad alcune sculture in ceramica provviste di fori, dai quali stilla argilla liquida, una sostanza destinata a seccare, stratificarsi e fessurarsi nel corso del tempo. Affiancate da panchine che fungono anche da sculture, queste opere sembrano rimandare agli ambienti in cui le suddette funzioni corporee si esplicano, dando vita a un paesaggio affettivo, una casa con dei buchi.
Madeline Weisburg