A partire dagli anni Settanta, le fotografie di Nan Goldin si concentrano su persone che vivono al di fuori degli ordinari costrutti di genere. La sua celebrata opera diaristica, intitolata Ballad of Sexual Dependency (1979–1986), raccoglie scene estremamente intime di amore, violenza e sesso, tutte tratte da esperienze vissute in prima persona. A partire dagli anni Novanta, Goldin amplia la sua pratica realizzando installazioni che comprendono immagini in movimento, musica e voci narranti. Rivolgendo l’attenzione a temi quali amore, genere, sessualità e precarietà sociale, l’opera di Goldin rappresenta la vita nella sua massima crudezza e verità. Sirens (2019–2020) è concepito come un omaggio a Donyale Luna, spesso citata come la prima top model afroamericana, morta nel 1979 per un’overdose di eroina. Intitolato come le creature della mitologia greca il cui canto attirava i marinai verso una tragica morte lungo le coste, Sirens è un montaggio di brevi clip tratte da trenta film – tra cui Satyricon e i lavori di Kenneth Anger, Lynne Ramsay, Henri-Georges Clouzot e Federico Fellini, oltre ai provini di Luna per Andy Warhol e alle riprese di un rave londinese nel 1988 – e compone un corollario filmico della seducente euforia che circonda l’uso di droghe. Accompagnato dalle musiche di Mica Levi, il film presenta un’interpretazione romantica e glamour del piacere che si prova sotto l’effetto degli stupefacenti, mentre il titolo allude ai pericoli associati all’uso degli oppiacei e alla difficoltà di sottrarsi alla loro morsa.
Ian Wallace