L’artista indiano Prabhakar Pachpute è noto per la versatilità del suo lavoro, in cui la sfera politica e personale si fondono con quella surreale. Nato nel villaggio di Sasti, situato nel distretto di Chandrapur nello Stato del Maharashtra, Pachpute proviene da una famiglia di minatori. Nell’affrontare i temi che hanno fortemente segnato le esperienze di vita della sua comunità, quali fatica, consunzione, sradicamento, migrazione e degrado ambientale, l’opera di Pachpute è spesso permeata da venature malinconiche o elementi fantastici che appaiono affascinanti e inquietanti. Conosciuto per i suoi immensi disegni a parete, l’artista usa il carboncino come un riferimento poetico sia al passato famigliare sia al tema dominante della sua pratica. La scena surreale raffigurata in Unfolding of the Remains-II (2022) è in parte ispirata alla scoperta di una nave da guerra risalente all’età romana, rinvenuta in una miniera della Serbia orientale dov’era rimasta sepolta per tredici secoli. Larga dieci metri e collocata su una parete caratterizzata da campiture a carboncino, la tela pone l’osservatore sull’orlo di una miniera, mentre gli animali tradizionalmente impiegati nelle operazioni di estrazione e quelli sradicati come conseguenza attraversano un paesaggio desolato. In lontananza, forme vagamente meccaniche e biomorfe – incluso uno spaventapasseri con tubi di scarico al posto delle braccia – ricordano l’invasione dell’industria e delle infrastrutture umane. Compattando molteplici temporalità in un’unica immagine evocativa, il dipinto di Pachpute rende omaggio allo scorrere e alla perdita del tempo mentre ne testimonia le conseguenze.
Madeline Weisburg & Ian Wallace