Le creature del mondo naturale esercitano un grande fascino sull’artista tedesca Raphaela Vogel, che nelle sue ambiziose installazioni multimediali impiega frequentemente parti di animali naturali e sintetiche, come pelli di alci, bovini, capre, leoni, frammenti di cuoio, dinosauri giocattolo e statuette di cavalli. Spesso, alle forme di animali scuoiati, l’artista associa video realizzati per mezzo di tecnologie digitali avanzate, come scanner e droni e sofisticate tecniche di montaggio, accompagnandoli talvolta con stridenti colonne sonore dark metal. Con la creazione di mondi oscuri ed enigmatici, i suoi ambienti rievocano miti, relitti e sacrifici rituali tratti tanto dalla storia dell’arte e della letteratura quanto dall’immaginazione dell’osservatore. Questa modalità di sperimentazione sul corpo trasfigurato compare nuovamente ne Il latte dei sogni; il modello anatomico di un pene, gigantesco e colorato, si mostra afflitto, in maniera quasi fumettistica, da diverse patologie e condizioni indicate in una serie di targhe esplicative: cancro alla prostata e ai testicoli, condilomi genitali, disfunzione erettile. Così malconcio, il pene scolpito è accasciato su un carro preceduto da un gruppo di giraffe bianche che lo trainano con protervia, come fosse un nobile aristocratico o il membro di una famiglia reale immaginaria. Collocandosi nel dominio del fantastico, l’umorismo della composizione di Vogel propone un altro effetto: nella visione dell’artista il corpo frammentato vive esperienze proprie.
Madeline Weisburg