Sin dagli anni Sessanta Robert Grosvenor si dedica all’elaborazione di un linguaggio artistico eclettico, impiegando concetti architettonici e dinamiche spaziali nella realizzazione di sculture che trasmettono solenne austerità e ammiccante malizia. Grosvenor si distingue per la capacità di realizzare con le proprie mani anche sculture che sembrano prodotte industrialmente. Di certo, l’approccio di questo artista è caratterizzato da un connubio di sensualità ed eccentricità che evoca le fantasie dell’era spaziale dei suoi esordi, ma anche un futuro più nebuloso. Untitled (1987–1988), una struttura realizzata con lamiera ondulata, si presenta come una sorta di vestigio di un evento apocalittico. Costituita dalle fiancate del caravan in cui Grosvenor conserva gli attrezzi nel proprio studio, la scultura non ha copertura, né pianale, né ruote e rappresenta un’architettura senza funzionalità. Untitled (2018), un container con le pareti interne rivestite d’oro, custodisce uno scooter di colore rosso. Block of Water (2019) è una piscina rettangolare fatta di blocchi di cemento e, riempita d’acqua, funge da protezione ma è tuttavia effimera. Pur sostenute da un’economia della forma, le opere di Grosvenor mantengono una distinta stranezza trovandosi a una peculiare distanza cognitiva dagli oggetti e dagli spazi cui somi- gliano. Non propriamente una piscina, né un capanno per gli attrezzi, né un’autorimessa, queste strutture rimodulano le aspettative rispetto alla percezione di un oggetto all’apparenza solido: sono un tranello per la mente.
Madeline Weisburg