Le installazioni scultoree site-specific di Virginia Overton esplorano il potenziale inespresso degli oggetti associati all’industria e alle infrastrutture. Tra i materiali utilizzati si trovano corda, pezzi di automobili, travi, lampade, legname, ceppi, cemento e gli annessi macchinari, come gru, pick-up e carriponte che li sollevano e li spostano. Questi materiali hanno sovente un comportamento performativo, modificando un luogo, ostruendo, bisezionando o amplificando le sue caratteristiche intrinseche. Per Il latte dei sogni, l’artista presenta due sculture all’Arsenale, cuore dell’industria navale di Venezia sin dall’inizio del XII secolo. Overton installa in acqua sfere che ricordano i galleggianti di vetro usati dai marinai per tenere a galla reti da pesca, palangari e palamiti, nei toni rosa brillante dei lampioni veneziani. Racchiuse in rete annodate a mano, le boe di Overton salgono e scendono con la marea, evidenziando la variabilità della laguna. Una seconda scultura comprende una costruzione di grandi dimensioni a forma di tulipano. Creati a partire da stampi preesistenti solitamente usati per tunnel architettonici, tre segmenti incastrati in perpendicolare creano una struttura verticale punteggiata da “finestre” circolari in vetro rosa e formano un’apertura triangolare volta al cielo. Ulteriori elementi modulari sono disposti verso l’acqua fungono da panchine, offrendo ai visitatori un momento di riposo tra le stratificazioni storiche – fisiche e psicologiche – dell’Arsenale.
Madeline Weisburg