Lucy Renée Mathilde Schwob, nota come Claude Cahun, è famosa per autoritratti performativi che distorcono le rappresentazioni di genere strettamente binarie, spesso realizzati in collaborazione con la sorellastra e amante Marcel Moore. Cahun e Moore adottano tanto pseudonimi quanto modalità di presentazione di sé decisamente androgini sia nell’arte sia nella vita. Keepsake (1932), raffigura la testa di Cahun in una serie di quattro campane di vetro che ricordano le teche usate nel XIX secolo per osservare e analizzare gli oggetti. La messa in scena e il taglio fotografico della testa evocano un impiego satirico del tropo surrealista del corpo femminile smembrato e sezionato; gli occhi, tuttavia, non sono passivi, ma rispondono direttamente allo sguardo dello spettatore o scrutano attivamente l’ambiente circostante. In Self portrait (in robe with masks attached) (1928), Cahun è vestita come una bambola a grandezza naturale con indosso la maschera di un viso incipriato, le labbra colorate e un cuore dipinto sulla guancia. Il palese artificio delle maschere oblitera il sé – l’estinzione di un soggetto per una panoplia di altri. Questi schermi si interpongono come un velo tra Cahun e la rappresentazione dei suoi personaggi; l’artista si rifiuta di essere percepita come oggetto dello sguardo maschile.
Liv Cuniberti