Nel 1929, qualche tempo dopo la fine dei suoi studi in arti applicate alla Bauhaus, Gertrud Arndt torna nell’istituto di Dessau insieme al marito, divenuto docente. Lì si dedica al grande progetto fotografico della sua carriera: Maskenselbstbildnis (1930). Si tratta di quarantatré scatti in bianco e nero in cui l’artista, vestita in maniera eccentrica, impersona diverse tipologie di donne, comprese giovani ragazze, vedove addolorate, geishe piangenti o signore ingioiellate con cappelli decorati di piume e fiori. In Maskenselbstbildnis Nr. 13, Arndt ha labbra truccate, nasconde i capelli corti sotto un cappello a cloche e copre viso e spalle con una veletta trasparente in organza ricamata: rappresenta l’ideale di donna nella Repubblica di Weimar, prototipo della Neue Frau (Donna nuova), con lo sguardo fiero di chi sente di avere un ruolo sociale e utilizza la moda per raccontarlo. Sebbene la serie Maskenselbstbildnis utilizzi set e tecniche di stampa rudimentali, ottiene risultati straordinari che mescolano la bizzarria del Surrealismo con la lucida rappresentazione del movimento fotografico conosciuto come Neue Sehen (Nuova Visione). Tra tutti i membri della comunità della Bauhaus, Gertrudt Arndt è tra le artiste più indipendenti e, ben oltre qualsiasi rigore formale, esplora le molteplici sfumature della sua identità mettendosi teatralmente al loro servizio.
Stefano Mudu