La vita di Emma Reyes, famosa per le sue magnetiche qualità di narratrice, è materia di leggenda. In un corpus di opere che abbraccia quasi sei decenni, l’artista torna continuamente alla figura umana e, pur sperimentando diversi stili, il ritratto rimane un tema costante. Il dipinto in mostra è stato realizzato durante la sua permanenza a Roma dal 1954 al 1960, periodo in cui frequenta importanti intellettuali, da scrittori quali Elsa Morante e Alberto Moravia al regista Pier Paolo Pasolini, fino a Enrico Prampolini, suo amante e artista post-cubista con cui collabora. Le tele di Reyes combinano un lessico visivo radicato nella propria storia personale a un approccio alla pittura profondamente sperimentale, informato dall’Indigenismo e dal Primitivismo – tendenze che è stata incoraggiata a sperimentare nel corso della sua formazione a Parigi negli anni Quaranta. L’opera presenta l’immagine inquietante di una donna in uno stile figurativo che gioca con l’astrazione, la stratificazione e la forma. La tecnica anticipa un tratto distintivo del suo lavoro successivo: superfici dipinte che riproducono le qualità di fili, filati e tessuti.
L’opera di Emma Reyes è esposta per la prima volta alla Biennale Arte.
—Sofia Gotti