Negli anni Trenta e Quaranta, i dipinti di Gerard Sekoto che ritraggono le classi lavoratrici urbane del Sudafrica rifiutano il desiderio di esotismo del pubblico bianco e propongono invece una modalità di realismo sociale caratterizzata da empatia e assenza di sentimentalismo. Realizzato durante il fecondo periodo Eastwood (1945-1947), Self-Portrait è un esempio della tecnica a olio sviluppata già dalla fine degli anni Trenta, espressa con pennellate sicure e colori e contrasti decisi. Datato “14.10.47” sul retro, a quanto pare il dipinto viene completato pochi giorni prima dell’arrivo a Londra, mentre Sekoto è diretto a Parigi dopo un viaggio di due settimane da Città del Capo. Sull’orlo dell’esilio, dopo aver raccontato con sensibilità la normale vita di coloro che rifiutava di considerare vittime, Sekoto rivolge lo sguardo, in questo primo autoritratto noto, verso l’artista che osserva. Solitamente i suoi soggetti sono impegnati in attività, sempre in movimento; qui invece il protagonista guarda nel buio, mentre il corpo è rivolto alla luce, evocando così il futuro luminoso verso cui avanzano i lavoratori, reimmaginati con grande efficacia nel suo celebre e contemporaneo dipinto Song of the Pick: “guardo al futuro del nostro Paese con molta ansia, ma del tutto determinato a vivere questa vita come fanno tutti”.
L’opera di Gerard Sekoto è esposta per la prima volta alla Biennale Arte.
—Ruth Ramsden-Karelse