Lucas Sithole, considerato uno dei massimi scultori sudafricani, è noto soprattutto per le caratteristiche rappresentazioni semi-astratte di animali, persone ed esseri mitologici swazi e zulu, intagliate in alberi morti cercati personalmente dall’artista. Una delle sue numerose rappresentazioni di musicisti, The Guitarist (1988) è riconoscibile come opera di Sithole per il profilo e la complessa forma allungata che esemplifica l’uso delle proporzioni acclamato dal collega scultore Sydney Kumalo come una “sintesi” di “tradizioni africane e occidentali”. Aggraziata, sinuosamente inclinata, e allo stesso tempo scarna, quasi un serpente, la contorta figura racchiude insoliti contrasti. La solidità del legno è disturbata dall’articolazione dello spazio negativo e dal gioco di luci e ombre evocato dalla giustapposizione materica di superfici ruvide e segnate, tipica dei primi lavori di Sithole. Paragonate dall’artista a una brama di divino, le forme e le sottili spirali tortuose appaiono come rivelate nella grana e nelle lunghe fibre dei legni indigeni, che preferiva rispetto agli altri materiali con cui lavorava: pietra, argilla, bronzo e acciaio. Nel 1968, la sua opera Tornado (Antediluvian Animal) (1968) è stata presentata nella partecipazione sudafricana alla Biennale.
—Ruth Ramsden-Karelse