Nel 1947, Mahmoud Saïd lascia la carica di giudice presso i tribunali misti di Alessandria d’Egitto per dedicarsi all’arte. Nel corso della propria carriera, produce una notevole serie di ritratti femminili, come Haguer (1923). L’opera viene esposta per la prima volta nel 1924, parte di una mostra collettiva di artisti egiziani moderni tenutasi al Cairo. Qui, Saïd raffigura una donna seduta sul pavimento, la schiena appoggiata a un muro, mentre fissa l’osservatore. Contrariamente alle donne dell’occidentalizzata élite locale, il soggetto non porta gioielli e indossa un semplice abito scuro e un copricapo azzurro. Con questo, assieme alla posa umile e alle mani giunte, il pittore alessandrino rivela che la modella appartiene alla classe operaia. Le conferisce tuttavia un aspetto sacro riflettendo una luce dorata proveniente dall’esterno sulla sua carnagione ambrata. Saïd ama celebrare la vita e i costumi della gente comune che personifica l’essenza dell’identità egiziana.
—Arthur Debsi