L’opera di Miguel Alandia Pantoja deve essere vista sia nell’ambito della storia politica della Bolivia sia in relazione al muralismo messicano. Sebbene il titolo non abbia nulla di sorprendente, Imilla (1960, “ragazza” in aymara) è tutt’altro che innocuo. La figura seduta occupa l’intero quadro notturno. Il corpo fasciato appare come un’alta cima che si erge dall’altipiano. L’abbigliamento dell’imilla ricorda quello delle miliziane del precedente Milicianos (1957). Perfettamente simmetrico, il volto è immobile come lo è il corpo. Guarda direttamente lo spettatore, anche se gli occhi rimangono nascosti nell’ombra. Non è una bambina addormentata né un’allegoria romantica della femminilità indigena. Questa imilla aspetta, osserva, vigila come una sentinella nella notte. La forma triangolare sembra essere più di una preferenza compositiva: la solidità pietrosa della sua presenza vigile suggerisce una sorellanza con la sua omonima: la montagna Imilla Apachita. Anche questa ragazza aymara è una montagna, una militante che difenderà il suo popolo.
L’opera di Miguel Alandia Pantoja è esposta per la prima volta alla Biennale Arte.
—Lisa Trever