Tutto ciò che è virtuale è reale
Alla luce degli ultimi sviluppi della rivoluzione che sta cambiando l’esperienza audiovisiva così come era stata configurata a partire dall’invenzione del cinematografo, si potrebbe rispettosamente giocare con la massima hegeliana secondo la quale tutto ciò che è razionale è reale, aggiornandola in tutto ciò che è virtuale è reale. Come approcciare altrimenti un fenomeno sino a pochi mesi fa considerato alla stregua dell’ennesima bizzarria tecnologica, e che oggi sembra invece destinato a trasformarsi in uno dei più imponenti investimenti ai quali l’industria culturale affida una parte consistente del proprio futuro? Quando, all’inizio di quest’anno, abbiamo deciso di rompere gli indugi correndo il rischio di dedicare un workshop di Biennale College Cinema, e persino un inedito concorso, ai prodotti di Realtà Virtuale (più sinteticamente: la VR), non potevamo immaginare che avremmo ricevuto più di 100 proposte di cortometraggi, lungometraggi e installazioni (interattive e non), tra le quali poter scegliere i 22 titoli sottoposti al giudizio di una giuria internazionale e degli spettatori che accederanno al nuovo spazio appositamente allestito sull’isola del Lazzaretto Vecchio, a un passo dal fronte lagunare del Lido di Venezia.