Apparentamenti tra strumenti lontani nel tempo e nello spazio si integrano e reinventano la musica: come in Nomaden, opera del compositore olandese Joël Bons premiata con il Grawemeyer Music Award 2019, il Nobel della musica. Composto per il grande violoncellista Jean-Guihen Queyras e l’Atlas Ensemble, che raccoglie 18 musicisti da Cina, Giappone, Medio Oriente, Asia Centrale ed Europa, Nomaden incorpora una vastissima gamma di strumenti – dal kamancha e tar azerbaigiani, allo sheng cinese, al giapponese sho e al kemençe turco – e la loro, per lo più sconosciuta, tavolozza timbrica. Un lavoro che per Bons, che vede l’arte come creazione interculturale, è un punto di arrivo dopo 14 anni passati a esplorare insieme all’Atlas Ensemble, di cui è fondatore, queste possibilità.
“Nomaden è come un viaggio: il protagonista – il violoncellista Jean-Quihen Queyras – “incontra” musicisti di diverse tradizioni ed entra in dialogo con loro. Non è un concerto per violoncello ed ensemble in quanto tale, ma piuttosto un lavoro concertante per violoncello e solisti provenienti da altre culture. Due tipi di materiale musicale percorrono come un filo l’intera opera e ne costituiscono l’ossatura. Il primo è la musica nomad che, sempre basata sullo stesso materiale di base, si presenta ogni volta in una luce differente. Il secondo sono i cosiddetti “passaggi”: episodi statici su una o due note (oppure su un accordo) che esplorano i timbri degli strumenti e servono come ponti tra i vari pezzi “principali” – gli “incontri” tra il violoncello e gli strumenti provenienti da altre culture”. (Joël Bons)