Le opere video di Saodat Ismailova abbracciano temi come memoria, spiritualità, immortalità ed estinzione. La sua nuova opera video a tre canali Chillahona (2022) è girata a Tashkent, nelle celle sotterranee chiamate chillahona, strutture destinate alla pratica dell’autoisolamento e della meditazione spesso costruite accanto alle tombe dei santi locali in Asia centrale. Costruita a forma di cupola ottagonale con nervature, la cella è composta di tre livelli, a loro volta riprodotti nei tre canali video. Il primo schermo documenta persone che visitano la chillahona; il secondo ritrae i devoti che compiono i loro riti e le loro preghiere; mentre il terzo segue la visita di una giovane donna in difficoltà e il suo momento di autoisolamento. Accanto ai video è appeso un palyak, un ricamo tradizionale di Tashkent che rappresenta la cosmologia femminile ed evoca protezione, guarigione e fertilità, realizzato dall’artista con un tessuto bianco e illuminato da una luce colorata. Operando tra i confini di spazi reali e immaginari, Ismailova attinge alla specifica identità culturale e alla storia dell’Asia centrale, spesso attraverso conoscenze ancestrali ed epici racconti folcloristici che hanno come protagoniste donne, allo scopo di rivelare una comprensione più ampia di che cosa significa essere umani.
Liv Cuniberti