Tetsumi Kudo apparteneva a una generazione di artisti giapponesi estremamente scettica rispetto alla società tradizionale a seguito degli avvenimenti della Seconda guerra mondiale. Figura essenziale nello sviluppo dell’Anti-Arte degli anni Cinquanta a Tokyo, Kudo partecipa regolarmente all’annuale Yomiuri Indépendant Exhibition – al tempo, lo spazio più significativo per l’arte contemporanea del Giappone – esponendo opere che manifestano una critica acuta al consumismo rampante e all’ortodossia politica caratteristici del Paese nel periodo della ripresa postbellica. Dopo essersi trasferito a Parigi nel 1962, l’artista inizia a realizzare opere facendosi guidare dall’intuizione per cui, in una “nuova ecologia” in cui esseri umani, natura e tecnologia sono diventati interconnessi, i valori etici sono intercambiabili tanto quanto le merci di largo consumo. Questo ethos è evidente in Your Portrait (1966), in cui un bulbo oculare è fissato all’interno di una scatola. Cultivation (1972) presenta un giardino di cactus imprigionati in un’allegra gabbietta rosa fluo. Kudo impiega spesso colori fluorescenti per conferire una sconcertante aura high tech a forme naturali, come nel caso dei luminosi Flowers (1967–1968) o delle tonalità acide dei falli ritratti in Pollution-cultivation-nouvelle écologie (1971). Le sue visioni di un mondo postnaturale colgono il distacco ambiguo di un universo riplasmato dal desiderio umano.
Ian Wallace