La pratica artistica di Leilah Babirye abbraccia molteplici discipline e si addentra nelle intricate intersezioni tra identità, sessualità e diritti umani. Le sculture presentate mettono in luce un aspetto fondamentale della sua pratica artistica: il popolamento degli spazi esterni con figure scultoree che incorporano i tratti visivi delle maschere africane, fondendo tradizione e contemporaneità. Realizzate in metallo, ceramica e legno intagliato a mano, con l’aggiunta di gomma, chiodi, teiere e altri oggetti recuperati, l’artista stabilisce un deliberato contrasto tra i materiali, conferendo ai pezzi una composizione intrigante. Namasole Wannyana, Mother of King Kimera from the Kuchu Royal Family of Buganda (2021) trae ispirazione dal regno bantu ugandese di Buganda, noto per la sua importanza storica. Pur essendo radicata nei regni tradizionali dell’Uganda attuale, l’opera va oltre la rappresentazione storica e diventa espressione dell’immaginazione politica dell’artista, che intreccia la storia personale e la resilienza al concetto di discendenza queer tra i clan Buganda. Queste opere immaginano un’utopia in cui le persone queer ugandesi sono liberate dall’oppressiva omofobia prevalente nel Paese d’origine dell’artista.
L’opera di Leilah Babirye è esposta per la prima volta alla Biennale Arte.
—Amanda Carneiro