Anita Magsaysay-Ho è una pittrice filippina che ha un ruolo centrale nella storia del modernismo del Sud- Est asiatico ed è nota soprattutto per le sue nobilitanti scene di donne lavoratrici filippine. Self-Portrait (1944) considera l’atto del dipingere come un processo di affermazione dal finale aperto. In linea con i suoi affezionati soggetti, Magsaysay-Ho si ritrae al lavoro con il cavalletto vicino e gli strumenti pronti all’uso. La maniera di usare la pittura - spalmata, striata e spesso in grado di tracimare al di là della piattezza e della forma – produce una varietà di effetti che rimandano a un meta-commento che non si conclude mai del tutto. La figura sulla tela appare annebbiata, quasi indefinita, mentre il volto dell’artista è molto raffinato e luminoso. La sua giacca vagamente dipinta, invece, sembra confondersi nella composizione più ampia, come la sua tavolozza che fa al contempo da sfondo della pittura e da primo piano di quest’opera. Anche lo straccio bianco che tiene in mano, macchiato di nero, oscilla tra pittura in sé e pittura come rappresentazione. Questo ritratto autoriflessivo mette in scena un momento di creazione continua e co-costitutiva, profondamente ispirata dall’identità filippina dell’artista e dalla sua continua devozione a ritrarre gli altri soggetti come se stessa.
L’opera di Anita Magsaysay-Ho è esposta per la prima volta alla Biennale Arte.
—CJ Salapare