Mohammad Ehsaei è un acclamato artista, calligrafo, designer e docente, nonché uno dei primi ad adottare il naqqashi-khat (pittura calligrafica), un approccio alla pittura modernista degli anni Sessanta che faceva un uso innovativo delle tradizionali scritture persiane. L’opera senza titolo del 1974 di Ehsaei è una delle sue prime astrazioni calligrafiche, creata poco dopo la laurea all’Università di Teheran, dove – mentre era ancora studente – è stato uno dei fondatori del dipartimento di Grafica. La vivace tavolozza e le campiture piatte sono insolite rispetto ai lavori successivi, così come il grado di allontanamento dalle forme calligrafiche tradizionali. Le curve ritmiche, i ripetuti tratti verticali e i punti romboidali creano un forte rimando alla scrittura persiana, senza tuttavia formare parole leggibili. Ehsaei ha parlato di questa inaccessibilità come di una critica agli abusi storici del linguaggio, al modo in cui la scrittura è spesso al servizio dei potenti, sia nei documenti legali sia nella storiografia. L’illeggibilità è anche un invito a impegnarsi: “Gli spettatori che parlano la lingua potrebbero trovare qui o là una parola che riescono a leggere, quindi continueranno a cercare il resto, ma non lo troveranno mai. Ed è proprio questa ricerca il mio obiettivo”.
L’opera di Mohammad Ehsaei è esposta per la prima volta alla Biennale Arte.
—Media Farzin