Judith Lauand – figlia di immigrati libanesi – trascorre l’infanzia e la giovinezza ad Araraquara, importante centro economico e culturale nella campagna intorno a San Paolo. Acervo 290, concreto 18 (1954) appartiene agli inizi della sperimentazione concretista di Lauand, quando l’artista ha già accantonato gli esordi accademici e figurativi. Qui lavora con la relazione tra forme e piani di colore, sviluppando complesse strutture a partire da figure semplici, ripetute in modo sistematico. La combinazione di elementi a volte scompone le figure e altre volte crea nuovi poligoni e strutture più organiche, generando ritmo e dinamismo sulla tela. Il triangolo e il rombo occupano una posizione centrale, svolgendosi e ripresentandosi in modi diversi, conferendo così un carattere discreto ed elegante al movimento interno della composizione. Questa dinamica matematica viene stemperata dall’uso dei colori e dal loro contrasto, insieme alla presenza solitaria di un unico cerchio in basso a destra, che crea un insospettato punto di fuga in un’operazione formale tipicamente lauandiana.
L’opera di Judith Lauand è esposta per la prima volta alla Biennale Arte.
—Fernando Olivia