Galileo Chini è contemporaneamente pittore, restauratore, ceramista e scenografo teatrale, e spazia fra il Simbolismo, il Divisionismo e lo stile Liberty. Dipinge La notte al Watt Pha-Cheo nel 1912, durante il soggiorno a Bangkok. Conduce l’osservatore fuori dal tempio, permettendogli di scorgere una fila di monaci di spalle. In questa visione notturna, l’“impressione” di Chini prevale sulla narrazione figurativa, che è appena abbozzata. L’artista riesce a catturare l’opalescenza, le stelle, i colori iridescenti dei materiali e il bagliore delle luci sui tessuti. È il pittore stesso a dare un titolo all’opera, scrivendolo sul retro del quadro, insieme alla data. Così ricorda il Watt Pha-Cheo nel 1948:
I monaci di questo tempio custodiscono il tempo. Con salmi creano un percorso sempre lo stesso, ritmico, tanto che impiegano sempre lo stesso tempo, così ogni mezz’ora si trovano al punto indicato, dove c’è un GONG, che battono – ed è così segnato il tempo.
—Carmen Belmonte