LA PRIMA NOTTE DI QUIETE (132’)
di Valerio Zurlini
con Alain Delon, Sonia Petrovna, Lea Massari, Renato Salvatori, Adalberto Maria Merli, Giancarlo Giannini, Salvo Randone, Alida Valli
Italia/Francia, 1972
Restauro a cura di Titanus
in collaborazione con la Cineteca di Bologna
Introduce Marco Bertozzi
Sotto i segni della precarietà e della morte e in cadenze di melodramma disperato, è la storia di un naufragio. Ritratto di Daniele Dominici, professore di letteratura, angelo caduto e insabbiato, che arriva al capolinea della sua vita in una Rimini invernale. S’innamora di Vanina, sua allieva, vaso d’iniquità nel guscio di un’insondabile malinconia. C’è un eroe “maledetto” (memorabile il cappotto di cammello dell’intenso Alain Delon), c’è un ambiente, un’atmosfera, ci sono i personaggi di contorno (tra cui spicca un ottimo Giannini), c’è una scrittura. (Morando Morandini)
Era il 1972. Come Ultimo tango a Parigi, anche La prima notte di quiete poteva apparire come un film suicida. Mentre in realtà oggi entrambi sono tra i titoli più forti, più irrinunciabili del cinema italiano di quel decennio. E non solo. Zurlini sembra essersi buttato con tutto se stesso sul personaggio di Dominici. Gli ha dato il suo cappotto cammello e il suo maglione. Ne ha quasi costruito un doppio, senza però caratterizzarlo eccessivamente. Nel suo sguardo nomade, alla ricerca del vuoto, dell’aria, del vento, ci spinge Alain Delon. In un rapporto strettissimo, tanto che sul set sembra esserci stato più di uno scontro tra regista e protagonista. Sempre sul precipizio di un abisso. Dove può cadere rovinosamente in ogni istante. (Simone Emiliani)