Il padiglione tratta le configurazioni spaziali, le condizioni di vita e le nozioni del corpo umano generate dai cambiamenti dirompenti nell’etica e nelle condizioni del lavoro. Il progetto incoraggia creatività e responsabilità in campo architettonico in risposta alle emergenti tecnologie dell’automazione. La curatrice, Marina Otero Verzier, ha concepito il padiglione come una ricerca internazionale: Amal Alhaag affronta le tecnologie del corpo e il modo in cui esse sono influenzate dal concetto di cyborg, corpo schiavizzato ed etnografico. Beatriz Colomina rilegge il letto come peculiare architettura orizzontale nell’epoca dei social media e guarda al suo utilizzo come spazio di lavoro che trasforma la prestazione. Marten Kuijpers e Victor Muñoz Sanz esplorano l’architettura della piena automazione nella città di Rotterdam. Simone C. Niquille svela i parametri insiti nei software di progettazione che modellano gli spazi e i corpi ottimizzati ai fini dell’eicienza, dell’ergonomia e dell’interazione uomo/macchina. Mark Wigley rivisita New Babylon di Constant e ne discute la proposta di un’architettura e una società alternative in cui il lavoro umano diventa superfluo. I partecipanti alla mostra verificano e pubblicano i risultati durante e dopo la Biennale Architettura 2018.