John Wardle, Stefan Mee, Meaghan Dwyer, Bill Krotiris, Jane Williams
Il lavoro di questo studio ci incanta per la sua fluidità e freschezza. Collaborando con loro per questa esposizione abbiamo avuto modo di apprezzare la forza del filo conduttore intellettuale e creativo che li dirige e libera allo stesso tempo.
Ci è piaciuto il tema proposto da Somewhere Other. Vi si cita D. H. Lawrence che, a proposito dell’Australia, scriveva che è irrimediabilmente “a testa in giù in fondo al mondo”.
In occasione di questa edizione della Biennale Architettura, ci ha molto appassionato riflettere su questa tematica e su quanto la nostra percezione del mondo dipenda dalla parte del pianeta in cui ci troviamo.
L’idea di capovolgere le immagini trompe-l’œil della scenografia di Scamozzi nel Teatro Olimpico del Palladio è un modo per concentrarsi sull’esterno e catturare il pubblico mostrando un’apertura transculturale e un desiderio di interagire spazialmente con il visitatore.
Lo studio ha costruito una serie di lenti tridimensionali per cercare di descrivere la visione del mondo dal loro punto di osservazione particolare, avvalendosi di luce, colori, maestria artigianale ed elementi architettonici come cornici e portali. Queste caratteristiche ricorrono anche nei progetti che lo studio ha realizzato, da cui traspare una sensazione di continua manipolazione dello spazio e della sua percezione, anche in infrastrutture come lo splendido Tanderrum Bridge.
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